Pensi di possedere già il segreto della comunicazione? Hai una buona capacità di risoluzione dei conflitti e una comunicazione efficace con il tuo figlio?
Tutti abbiamo problemi di comunicazione… Parole, quante parole che usiamo tutti i giorni… e più parliamo meno ci capiamo. Nell’era della comunicazione abbiamo tutti difficoltà a comprenderci.
Comunicazione viene dal latino communicare, composto da cum “con” e munire “legare”, pertanto è mettere in comune, rendere partecipe.
L’operazione attraverso la quale trasmettiamo delle informazioni è l’azione, consapevole o inconsapevole, verbale o non verbale, tramite la quale si fanno conoscere agli altri le proprie idee, i propri sentimenti, i propri interessi o le proprie convinzioni.
“Il maggior problema della comunicazione è l’illusione che sia avvenuta.” – George Bernard Shaw
La comunicazione è parte integrante di ogni società umana, al punto che quando due o più esseri umani sono in contatto tra loro, non possono evitare di comunicare, che lo vogliano o no.
Se è vero che il sessanta per cento della nostra comunicazione passa attraverso il linguaggio del corpo, un successivo trenta per cento attraverso il tono della voce, ecco che abbiamo in totale il novanta per cento della nostra comunicazione che non è verbale.
Questo equivale a dire che il 90% di quello che si comunica… non esce dalla nostra bocca.
Anzi, lo possiamo vedere ancor meglio nel regno animale, dato che addirittura loro riescono a comunicare insegnamenti necessari alla sopravvivenza, avvertimenti in casi di pericolo, conteggiamenti, ruoli e sfide pur non utilizzando un vocabolario.
“La cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto.”- Peter Drucker
Ma torniamo ad occuparci dell’essere umano. Abbiamo detto che comunicare pertanto è mettere in comune, rendere partecipe. Quante volte invece abbiamo realmente difficoltà di rendere partecipi al nostro vissuto anche le persone a noi più vicine?
Come mai abbiamo una così reale e importante difficoltà di comunicare? Sarà forse tutta colpa di quel 90%…?
Ma non voglio divagare troppo e non credo che abbia senso entrare in discorsi psicologici, per andare ad analizzare il perché di un certo atteggiamento.
Capire se è dovuto al proprio vissuto educativo che influenza le scelte attuali, in base a credenze sviluppate attraverso esperienze traumatiche proprie o di altri. Si, è probabilmente così. Sicuramente lo potete fare.
Forse tutti quanti dovremmo andare da un’analista, stando in cura per qualche anno, rovistandoci come un calzino per rimettere a posto ciò che non ha funzionato nell’infanzia.
Ma oggi, cosa posso fare per migliorare subito la mia comunicazione e migliorare automaticamente le mie relazioni?
“Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione. “- Zygmunt Bauman
Personalmente, ho avuto modo di conoscere e studiare un tipo di comunicazione molto efficace, pertanto vorrei rendere partecipi più persone possibili a questa pratica.
In effetti, questo approccio sarà oggetto di due corsi di formazione che terrò a breve in Umbria (Perugia e dintorni) durante il 2019, uno per genitori ed un’altro per insegnanti.
Nel caso tu fossi interessata/o, puoi contattare l’associazione BAMBINO IDEALE scrivendo un’email a: bambinoideale@gmail.com.
Come sempre, serve la buona volontà di mettersi in gioco e un forte desiderio di imparare cose nuove, ma è relativamente accessibile a tutti sia come impegno, come difficoltà di applicazione che come investimento economico.
Questa metodologia è particolarmente efficace per creare delle relazioni significanti, dei forti legami durevoli nel tempo, ma anche di recuperare le relazioni problematiche diminuendo i conflitti attuali.
Stiamo parlando di Comunicazione Non Violenta e di Educazione Alla Vita applicabile sia nella famiglia che nella scuola.
Questo tipo di approccio è stato promosso e testato da diverse personalità di spicco anche nel campo dell’educazione come lo psicologo Marshall Rosemberg creatore del metodo CNV, formatore in progetti finanziati dall’ Unescu e creatore di programmi di pace in conflitti internazionali e lo psicologo clinico Thomas Gordon, entrambi allievi dello psicologo fondatore del counseling Carl Rogers
“Nella civiltà della comunicazione tutti parlano, straparlano, strillano. Il pensiero fugge inorridito.”- Fausto Gianfranceschi
Tornando al nostro scopo, cioè di imparare a migliorare, oppure di recuperare, una relazione problematica con i nostri figli, dobbiamo prima di tutto capire quale è il nostro approccio educativo.
Diventare consapevoli delle nostre modalità ed essere disponibili ad accettare che ci sono alternative che prima non conoscevamo è fondamentale.
Ora parliamo di un errore molto comune nelle relazioni genitore – figlio, quello di non saper sempre individuare se il problema appartiene al figlio o al genitore.
Ad esempio, spesso potrebbe capitare che il problema venga attribuito al figlio considerandolo problematico, quando in realtà provare risentimento, disapprovazione o frustrazione, dovrebbe essere un chiaro segnale del fatto che il problema è del genitore.
Mettiamo che un figlio non compie la sua parte di lavoro in casa, solitamente diciamo che non è collaborativo, che è uno scansafatiche etc. Comunemente pensiamo che il problema sia il figlio.
In realtà questo tipo di comportamento attuato dal bambino è in netta contrapposizione con un bisogno del genitore.
Di fatto, considerando inaccettabile uno specifico comportamento, il problema, (la difficoltà, l’emozione) è del genitore, ma si cerca di agire inefficacemente lo stesso sul bambino. Solitamente iniziano le ramanzine e le critiche, i ricatti o le punizioni.
“La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione.” – Carl Rogers
In realtà tutto questo provoca solo sensi di colpa e abbassamento dell’ autostima, o al contrario resistenza da parte del figlio o, in alcuni casi anche rivolta contro il genitore. Ma allora, come bisogna fare per risolvere questo problema?
Attribuendo ingiustamente a loro il problema, rimproverandoli, punendoli etc. in realtà otteniamo che si sentono umiliati, respinti, non amati, criticati e inadeguati, oppure si vergognano. In ogni caso lo percepiscono come un’ingiustizia.
Invece, quando capiamo che il comportamento del figlio è inaccettabile per me genitore, perché giustamente interferisce con il mio legittimo diritto di ottenere collaborazione, sono io genitore a sentirmi deluso, infastidito, etc.
Allora sono io che devo comunicare al figlio con onestà l’effetto che il suo comportamento ha su di me. Serve una buona dose di coraggio per inviare un sincero messaggio esprimendo i più profondi bisogni, aprendosi e rivelare la propria umanità.
Su questo punto, la maggior parte di noi non è particolarmente bravo, dato che i nostri genitori ci hanno sempre insegnato di essere forti, di essere grandi e non fare le “femminucce”. Invece, sarebbe auspicabile esprimere i propri bisogni con sincerità, per favorire l’intimità nelle relazioni.
“La vera comunicazione ha luogo soltanto tra persone di uguali sentimenti, di uguale pensiero.” – Novalis
Invece di alienarsi a vicenda, così facendo, genitori e figli imparano ad essere sinceri, a mostrarsi per quello che sono realmente.
Allora, la prossima volta che tuo figlio non riordina la sua cameretta, prova a dirgli con voce calma e senza gridare, che la cosa ti provoca molto fastidio e che stai cercando una soluzione, ma che è indispensabile che la soluzione trovata vada bene ad entrambi.
Ovviamente non bisogna rimproverare o criticare utilizzando un linguaggio giudicante, ma al contrario assumendosi la responsabilità della propria emozione.
Cercare insieme a lui un’ accordo in grado di soddisfare il tuo bisogno, cioè il bisogno di non provare più fastidio, lo renderà contento di essere stato considerato nella relazione, di essere ascoltato, di essere utile al genitore e di aver ricevuto la fiducia di essere anche lui in grado di portare soluzioni valide.
Dobbiamo imparare a trattare i figli con rispetto, cercando la loro collaborazione invece che imporci utilizzando il nostro potere su di loro. Questo non solo perché non è efficace, ma anche e soprattutto per evitare che durante l’adolescenza ci facciano poi pagare il conto.
“La cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto.” – Peter Drucker
Nonostante questo è soltanto uno dei segreti della comunicazione, spero che l’argomento trattato oggi ti possa essere utile a migliorare la tua relazione con i tuoi figli e che possa allargare questo insegnamento a tutte le tue relazioni.
Questo piccolo assaggio di comunicazione non violenta verrà approfondito prossimamente, come ti ho anticipato prima, con dei corsi specifici sia per genitori che per insegnanti.
Inoltre c’è la possibilità di seguire un percorso di consulenza personalizzato in base al tipo di problema riscontrato concretamente, quindi valutando caso per caso.
Dato che il mezzo di comunicazione più potente di tutti è il passaparola, anche se consideri che non serva a te personalmente, ti prego di inviare questo articolo alle persone cui vuoi bene, ai tuoi amici o di condividerlo semplicemente sui social, per dare una possibilità concreta a più persone possibile di migliorare la relazione con i propri figli.
Questo è sicuramente un modo per aiutare i genitori a gestire meglio i figli, ma è anche e soprattutto un modo per migliorare di conseguenza tutte le pratiche educative rivolte alle generazioni attuali.
“Il più grande ostacolo nel comunicare ce lo portiamo dentro, è il nostro orgoglio.” – Andrea Gasparino
Ci sono moltissime teorie, tante pratiche efficaci, quindi molto possiamo fare, ma partiamo dalle cose piccole. Come promesso, questo tipo di approccio è accessibile a tutti. Basta volersi mettere in gioco e provare.
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Buona comunicazione 😉 e al prossimo articolo!